Se questo è il Progresso dello “Sviluppo Capitalistico”, ribellarsi è giusto anzi un dovere

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Le immagini sotto riportate risalgono a quel che avvenne tra la notte del 5 ed 6 maggio 1998, quando una valanga di fango si stacca dalla montagna di Pizzo di Alvano e raggiunge alla velocità di 300 metri al minuto sconvolgendo i Comuni di Sarno, Siano, Bracigliano e Quindici, provocando la morte di 160 persone.

  

Sono ormai decenni che i nostri occhi vedono foto/video di devastazioni, tragicamente simili ed uguali tra loro, che mostrano, distruzioni, disperazione e lacrime di chi ha perso tutto e con il numero dei morti che ormai non si contano più.

Le immagini di macerie e distruzioni, di cui sopra, potrebbero essere riconducibili a scenari e bombardamenti di guerra come quelli israeliani sui centri abitati palestinesi, come in Siria, nei territori kurdi ad opera dell’esercito turco, nello Yemen e/ o in svariati parti del pianeta.

Le devastazioni le macerie i grovigli di lamiere a seguito di eventi bellici rendono simili ed uniscono nella tragicità e disperazione quelle comunità sulle quali si sono riversate fenomeni e tragici avvenimenti, siano esse guerre che disastri ambientali, dal Vajont del 9 ottobre del 1963 con la morte di 1917 persone, Valtellina, Sarno, Noverato, la stessa Genova (ponte Morandi), Sardegna, Sicilia, Calabria, Campania sino ad arrivare all’Emilia Romagna di questi giorni anno 2023, è la solita triste, drammatica e tragica narrazione.

Dal Nord al Sud, isole comprese, decenni di disastri ambientali, alluvioni, frane e straripamenti il dato che ne deriva è che l’80% del territorio nazionale è a rischio idrogeologico ed è per tali motivi che tali tragedie si trasformano in vere stragi, tra l’altro tutte preannunciate ma, per tutte le “stragi preannunciate”, seppur si conoscono sia le cause che i responsabili, nessuno ha sino ad ora pagato.

Al danno anche la beffa in quanto, nonostante la quantità dei disastri ambientali, le varie holding politico/ finanziarie e del cemento, veri responsabili delle stragi preannunciate, avvenute sino ad ora in Italia, senza che nessuna di esse abbia mai “pagato alcun dazio”, continuano a ricevere finanziamenti ed enormi quantità di denaro pubblico, vedi il TAV, l’approvazione della costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, così come la progettazione e la messa in opera di “Grandi Opere” la maggior parte delle quali è inutile dannosa e costosa.

All’elenco dei tragici eventi di cui sopra, si aggiungono le mareggiate che recano danni gravissimi sia economici che in termini di costi di vite umane, gli incidenti ferroviari che si sono verificati sino ad ora grazie alla la privatizzazione della rete nazionale ferroviaria, sacrificata all’alta velocità, vera causa di in curia delle tratte regionali e che stanno alla base dei gravi disastri ferroviari, anche questi preannunciati

Da quel 9 ottobre 1963 nel Vajont all’Emilia Romagna 2023 nulla è cambiato, ieri come oggi poniamo sempre le stesse domande e le accuse :

Quante le responsabilità politiche, quante le incidenze delle cementificazioni selvagge alle pendici dei monti, lungo gli argini dei fiumi e sulle coste?

Quante le perforazioni di monti e di intere vallate che hanno reso fragile il nostri sistema eco ambientale dal Vajont al Ponte Morandi?

Quanti gli inquinamenti di falde acquifere, di fiumi, corsi d’acqua derivanti da discariche abusive ed interramenti di rifiuti pericolosi, specie nel nostro Sud che hanno contaminato sia prodotti agricoli che alimentari che per decenni abbiamo ingerito, ed acque che abbiamo bevuto?

Quante le responsabilità delle coltivazioni ed allevamenti intensivi e delle attività produttive, anche di materiali inquinanti e nocivi, situate in prossimità di fiumi e corsi d’acqua?

Poi ci si meraviglia se nel Sud si muore di più, ci si ammala ed il numero dei morti di tumore dalla Campania alla Calabria aumenta spaventosamente.

Vajont 1963, Emilia Romagna 2023 sono la palese testimonianza dello sfruttamento irrazionale del nostro ecosistema in nome dello sviluppo e del “progresso capitalistico”.

Le Grandi Opere

Dietro le Grandi Opere, è ormai conclamata l’ingerenza e la presenza di un criminale intreccio, quello politico/ mafioso, che completa il quadro a tinte nere di quel che viene definito Progresso in nome del quale è permesso sacrificare esseri umani, destabilizzare e rendere più fragile una natura già resa tale dal buco dell’ozono, da cui dipendono i cambiamenti climatici che determinano anche nella zone europee, compresa l’Italia verificarsi di disastrosi fenomeni naturali quali i Tornadi, bombe d’acqua ecc.. ci mancavano la Pandemia e la guerra.

Fortunatamente ai servi sciocchi fedeli e fautori di tale “ Progresso” quali D’Alema, Berlusconi,Renzi sino a Salvini(sostenitori della Costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina) ai vari presidenti di Regioni sia del Nord che del Sud c’è chi si oppone e Resiste come il Popolo della Val Susa ed i vari comitati in difesa dell’ambiente e della salute, un po sparsi in tutta Italia .

Chi si oppone al “Progresso “viene considerato nemico dello stato, terrorista ed eretico questo è quello che capita alle compagne/i del Movimento NO TAV, così come capitò a noi a Salerno quando ci opponemmo alle Grandi opere e, nonostante la psicosi dei crolli per la fragilità dei nostri ponti viadotti e quant’altro, assistemmo a vere crociate mediatiche, e non solo, e fummo etichettati come nemici del progresso e della civiltà così come tutti quei comitati e movimenti popolari che si opponevano alle Grandi Opere.

Pillole di Memoria storica, nel prossimo articolo ci sarà un articolato e dettagliato contributo sulle lotte verificatesi a Salerno del movimento salute ambiente e lavoro.

Anche Salerno, fortunatamente ha avuto movimenti di lotta contro le Grandi Opere determinati dalla sinistra antagonista locale che ha impedito opere che avrebbero causate stragi mettendo in serio pericolo l’incolumità dei salernitani .

Poiché Salerno facilmente dimentica, ebbene ricordare che, alla fine anni 80 ed agli inizi degli anni 90, gli ideologi del progresso e della velocità volevano realizzare due Opere di Cementificazione, l’intubazione e copertura di due corsi d’acqua, il Torrente Mercatello ed il Fiume Irno.

Erano anni di enorme siccità, i fiumi ed i torrenti erano aridi ed a volte si riducevano a vere discariche, la miopia politica indusse addirittura ad ipotizzare, proprio sul percorso d’acqua del Torrente Mercatello che scorre parallelamente alla via Angrisani, la costruzione proprio sul fiume sia di una chiesetta che di un centro commerciale .

E’ stato grazie al Movimento di Opposizione, determinatosi nello spazio sociale di via Martiri Ungheresi, Circolo Culturale dei Lavoratori del Comune di Salerno poi intitolato ad Andrea Proto, che attraverso la controinformazione, varie mobilitazioni e ricorso al TAR impedimmo la sciagurata copertura del Torrente Mercatello nonché il progetto di costruzione di abitazioni private a schiera nell’area verde dove ora sorge il Parco Mercatello.

Proprio il Torrente Mercatello che, nei giorni precedenti il disastro nel polesine è straripato con relativa colata di fango nella zona oreientale della città ed i danni sono stati ridotti ma sarebberreo stati totalmente evitati se le aste torrentizie fossero state manutentate, figurarsi se tale torrente fosse stato intubato.

E’ proprio il caso di dire ed affermare che, solo i movimenti hanno garantito la salvaguardia dell’ambiente sapendo coniugare i diritti al lavoro ed alla salute.

 

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