28 anni di Csa Jan Assen // Dibattito + Aperitivo sociale

28 anni

 

- Ore 18: dibattito su "Lo Sviluppo capitalistico è incompatibile con i tempi umani"


*** A seguire Aperitivo Sociale ***

 

Presentazione

Le presenti riflessioni rappresentano un tentativo di spingere un po' più in là l’analisi rispetto alla realtà complessa che ci circonda, ai nuovi scenari che scaturiscono da questa pandemia e alle potenti trasformazioni in atto che hanno subito un’accelerazione proprio durante l’emergenza dettata dal Covid-19. I processi di digitalizzazione e il loro impatto sull’organizzazione del lavoro erano in atto da molto tempo. Lo smart-working ad esempio in molte aziende multinazionali era già una pratica consolidata da anni ma che nel nostro paese faticava ad imporsi a causa della natura patronale delle aziende. La pandemia e le conseguenti norme di distanziamento hanno solo accelerato un processo già in atto, che si sostanzia in una nuova modalità di organizzazione digitale del lavoro che determina una
nuova ridefinizione del rapporto tra tempo di lavoro e tempo di vita. Il lavoro e di conseguenza lo sfruttamento non sono più legati ad uno spazio fisico, i rapporti di lavoro diventano impersonali, il disciplinamento si fa impersonale il che ovviamente non può che generare conflitti. Il lavoro fisico non scompare, ma anche le forme classiche subiscono l’influsso delle trasformazioni digitali, la composizione di classe si fa complessa e a tale complessità dobbiamo rapportarci, per questo si è cercato con molta umiltà di metterne in risalto alcuni punti su cui riflettere.

Molte considerazioni che troverete traggono ispirazione dai dibattiti radiofonici fatti dal collettivo di Radio Asilo a Salerno che nel corso della pandemia ha cercato attraverso lo strumento delle assemblee radiofoniche di dar voce alle diverse figure che tra lavoro e non lavoro sono stati travolti da questa crisi pandemica. Socializzare esperienze precarie cercando di demistificare il mondo che ci circonda fatto di dispositivi di controllo e di sfruttamento totalizzanti ma che spesso non vengono percepiti come tali o ci vengono proposti come un futuro roseo che invece nasconde il totale dominio dell’uomo sull’uomo affinato dai dispositivi digitali.

Pur nella sua drammaticità questa pandemia apre degli scenari inediti per i compagn*, le contraddizioni esplodono in forma drammatica evidenziando le debolezze di un sistema che si crede invincibile. Le istanze collettive si fanno pressanti e temi o parole d’ordine prima impronunciabili come “sanità pubblica”, “intervento pubblico nell’economia”, “reddito universale” diventano di luogo comune, mettendo in discussione quelli che ormai venivano considerati dei dogmi neoliberali intoccabili come “privato è bello”. Del resto come direbbe il buon vecchio Marx “le idee dominanti di un’epoca furono sempre e soltanto le idee della classe dominante”.1 Sta a noi far valer la giustezza delle nostre idee. L’idea di comunità, il bisogno fisico di ritrovare la nostra comunità di appartenenza si impone oggi più che mai, così come il bisogno di affinare le nostre analisi, le nostre critiche e autocritiche. Il presente elaborato nasce da questo bisogno e dalla consapevolezza che il conflitto è immanente al sistema capitalista, ne è condizione inseparabile, pertanto la pratica del conflitto è l’unica via per la liberazione delle nostre vite dal capitale.

 

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Csa Jan Assen, Via Fratelli Magnone - 84100 Salerno